Per Toni Negri
È morto Toni Negri nella notte tra il 15 e il 16 dicembre. Con lui scompare l’ultimo dei padri dell’operaismo, a pochi mesi di distanza da Mario Tronti. Per ricordare la sua figura ci vorrà del tempo, perché è stata per diversi aspetti una figura eccezionale. Sicuramente all’interno del mondo accademico ma soprattutto all’interno del complesso rapporto tra intellettuali e classe operaia, un rapporto che è alla radice del marxismo e dei movimenti comunisti. Osservato da questo angolo visuale, il suo operare va ben oltre l’orizzonte, in fin dei conti ristretto, dei movimenti extraparlamentari in Italia. Eccezionale, quasi unica nel suo genere, l’ossessione della rivoluzione, sembrava posseduto da quel demone, vera forza vitale per lui. Una forza che ha trascinato quei tanti la cui vita è stata segnata dalla personalità di Toni Negri, nel bene e nel male. Eccezionale anche l’odio che ha saputo suscitare, il disprezzo oltraggioso di cui è stato coperto e che, in un certo senso, hanno contribuito a fare di lui uno degli intellettuali italiani più noti nel mondo. In certi territori, nel Veneto in particolare, la sua presenza ha lasciato un’impronta indelebile. Ha lottato per i nostri stessi ideali e ora, alla notizia della sua morte, una grande tristezza c’invade.
[Nella foto di Lorenzo Teodonio: Toni Negri e Mario Tronti insieme a Parigi nell’aprile 2019.]