Leggere Radici connettive, un libro a cura di Beatrice Andreose
Beatrice Andreose è autrice e curatrice di un libro che vuole colmare un vuoto di memoria documentale sul periodo 1967-1971 a Este e nella Bassa padovana, che è stato un periodo molto importante dal punto di vista politico. Nella introduzione racconta come un gruppo eterogeneo di giovani operai, lavoratrici, studentesse e studenti, futuri agitatori politici, sia riuscito a promuovere, anche mediante la costituzione di un comitato, tanto lotte nelle piccole fabbriche e nei laboratori sparsi (ma anche in una grande fabbrica metalmeccanica), che lotte studentesche tra 1.700 giovani gravitanti attorno alla piccola città.
È il 3 ottobre del ’69, quando gli operai dell’Utita (la più grande fabbrica metalmeccanica della Bassa padovana) in sciopero per il rinnovo del Ccnl, escono in strada e neutralizzano i fascisti calati da Padova, rafforzando così l’iniziativa del Comitato operai-studenti di Este, nato nell’autunno del ’68 sull’onda delle lotte operaie venete di Marghera e Valdagno, presente ai cancelli. L’evento cambierà irreversibilmente l’aria nella zona.
Così racconta un esponente del consiglio di fabbrica: «Dal Sessantotto le cose hanno cominciato a cambiare quando si è riusciti a scuotere gli operai. E lo scossone è venuto da fuori non da dentro. Questo è chiaro a tutti. Con lo scossone venuto da fuori tramite i compagni studenti sono venuti fuori alcuni personaggi all’interno della fabbrica che hanno cominciato a darsi da fare».
Nel Comitato ci sono giovani operai che accendono la miccia delle lotte di fabbrica e poi d’estate vanno ai concerti rock e jazz europei, studenti e universitari di sinistra, militanti politici di base che sono anche operatori culturali nei cineforum, che organizzano mostre e dibattiti, e altri provenienti dalla militanza cattolica-sociale.
Fecondità della scaturigine sessantottina… «Nelle riunioni si parlava di politica ma anche di libertà, il lavoro non era più al centro dei nostri interessi in maniera esclusiva: musica, jazz, arte, libri, cinema diventarono vissuto comune. Si poteva vivere diversamente».
Il libro è dedicato a Gianangelo Gennaro e Antonio Liverani (ai quali è dedicata anche un’appendice con dieci interventi-ricordo di vari compagni e alcune fotografie) che furono importanti figure per il loro ruolo e l’impegno militanti.
Il volume comprende una corposa Introduzione della curatrice, sei Testimonianze, cinque Interviste, tre brevi ritratti e pensieri sparsi, l’Appendice suddetta e una Postfazione di Toni Negri.
Il biennio 1968-1969 ruota attorno a lotte operaie di varia natura ed entità che si uniranno poi con quelle studentesche contro l’autoritarismo e sui trasporti, promosse e organizzate dal Comitato operai-studenti di Este che nei primi anni Settanta diventerà, allargando il suo orizzonte, Comitato politico Este-Monselice. L’influenza di presenze militanti provenienti da Potere operaio genererà in successione la confluenza permanente nell’area della Autonomia. Alcuni compagni negli anni successivi saranno coinvolti nell’ondata di arresti del 7 aprile 1979 e subiranno persecuzioni, scontando anche pene pesanti.
La tradizione ambientalista per la tutela dei Colli Euganei si sarebbe articolata più tardi con le lotte sul cementificio e sui rifiuti, che si prolungano sino ai giorni nostri, accese e importanti.
Altri compagni provenienti da questa storia promuoveranno negli ultimi decenni significative confluenze e dinamiche organizzative nel settore del lavoro, in particolare nel campo della logistica in area padovana e veneta.
«Vedevano lontano» conclude Negri «questi compagni: allora la lotta era per il salario e per una vita civile, più tardi, domani, sarebbe stato scontro con un padronato che voleva condannarli alla precarizzazione e alla perdita di ogni autonomia». La loro era un’esperienza «di giovani operai e liceali che riesce a sviluppare lotta di classe e stringere una generazione in una promessa di emancipazione e libertà…». La loro è una microstoria singolare «che si è ripetuta mille volte altrove, sempre differente, ma sempre capace di rompere la scorza di una cultura padronale fascista che anche sotto queste colline incupiva la gioventù. Credo ci sia un solo modo per distruggere quella storiaccia di piombo cui ci vogliono ridurre, ed è quello di mettere insieme tante microstorie di questa luminosità».
Bibliografia
Radici connettive. Il ’68 a Este e nella Bassa padovana, a cura di Beatrice Andreose, Derive Approdi, Roma 2021.