Brasile: virus sanitario e virus politico
In questi mesi di marzo e aprile 2021 sulla stampa internazionale escono parecchie notizie sulla grave situazione sanitaria del Brasile, che mettono anche in evidenza come possa diventare una minaccia per l’intero continente, e non solo. I dati non lasciano dubbi: 13,2 milioni di contagiati, 341.000 decessi dal 26 febbraio 2020, quando un cittadino rientrato dall’Italia sviluppava il primo caso nel Paese. Ma il dato che impressiona è il numero di morti nei primi mesi del 2021: con una popolazione di 212 milioni, pari a circa il 3% del totale mondiale, la Federazione totalizza quasi un terzo dei morti. Nel solo giorno del 31 marzo 2021, sul totale di 11.769 morti nel mondo ben 3.869 sono brasiliani. E molti sono giovani. In Brasile si sono raggiunti i 2.000 morti per milione di abitanti, oltre quattrocentomila morti di cui 19.500 con meno di quarant’anni. In totale i bambini con meno di quattro anni deceduti sono stati 464, fra i cinque e i quattordici anni 525, fra i quindici e i ventinove 5.000. Per avere un riferimento quantitativo comparativo in Spagna – un quarto della popolazione del Brasile – dal 10 maggio 2020 al 5 maggio 2021 ci sono stati 1.700 morti per milione di abitanti. In totale ci sono stati 49.000 deceduti, tra questi solo 214 avevano meno di quarant’anni, mentre oltre la metà aveva ottant’anni. I deceduti brasiliani under quaranta sono quasi cento volte quelli spagnoli (Atila Iamarino, biologo, PhD in virologia).
È evidente che qualcosa non quadra. Vorremmo quindi contestualizzare questi numeri in modo da rendere più comprensibili le cause di un quadro così preoccupante. Infatti c’è uno stretto legame fra malgoverno e devastazione, mentre le condizioni economiche e sanitarie del Paese avrebbero permesso di affrontare con minore danno la pandemia.
Proviamo a raccontare qualche cosa sul modo in cui la pandemia si è manifestata in Brasile negli ultimi quattordici mesi (febbraio 2020-aprile 2021), in particolare su come è stata affrontata dai poteri pubblici. Teniamo presente che affrontare non significa necessariamente contenere, ma anche diffondere.
Nella grande Federazione del Brasile, Unione e Stati hanno competenze distinte e operano in cooperazione o competizione a seconda del contesto politico. Fin da febbraio-marzo 2020 è risultata evidente una marcata divergenza fra i diversi livelli amministrativi del Paese. In particolare, senza neppure attendere di capire che cosa stesse succedendo (bisogna sempre ricordare che per diverse settimane nessuno in alcun punto del pianeta aveva idea di quanto stesse accadendo), la massima autorità del Paese ha iniziato una vera e propria campagna negazionista. Nei sistemi presidenziali, e quindi anche in Brasile, il potere e l’influenza del presidente sono enormi. Avendo continuo accesso ai mezzi di comunicazione di massa, come succede per i principali responsabili politici in tutti i Paesi, nel caso specifico il presidente ha iniziato a ripetere che si trattava di una lieve influenza facilmente prevenibile con l’uso di idrossiclorochina, tradizionale medicina per arginare gli effetti della malaria. Tale messaggio ha trovato eco nelle megachiese evangelicali.
In Brasile soprattutto a partire dagli anni Novanta del secolo scorso si sono molto diffuse chiese pentecostali e neopentecostali simili a quelle degli Stati Uniti (utile per orientarsi sul ruolo degli evangelicali e delle religioni è il sito dell’Iser/Istituto di studi religiosi), che hanno acquisito una crescente influenza e si ritiene che coinvolgano circa 40 milioni di persone. I dirigenti di alcune di queste aggregazioni fanno leva sulle proprie chiese per svolgere un’intensa attività politica nelle istituzioni rappresentative, dai municipi fino al parlamento. In particolare vi è stata una forte adesione al governo di Bolsonaro insediatosi nel 2019 e alcuni ministeri federali importanti sono in mano a pentecostali e neopentecostali. Il negazionismo, antiscientifico, era veicolato in un ben noto linguaggio di estrema destra di disprezzo della morte e di ironia acida e machista verso espressioni di compassione. Questo insieme di messaggi continua a essere ripetuto ancora oggi, in una situazione di estrema gravità in cui tutti gli indicatori sanitari e demografici registrano valori molto preoccupanti.
E a proposito di messaggi, comunicazione, linguaggio, non può passare inosservata una convergenza tra i telegiornali di Brasile, Italia e Francia in questo periodo. Si parla di persone fragili, comprendendo in questa categoria soggetti sanitariamente vulnerabili e gruppi sociali: la parola “poveri” non viene utilizzata, celando l’aspetto sociale della fragilità. Si parla di “aiutare”: aiutare per non cambiare, viene da sospettare. Infatti nulla si dice su giustizia sociale, redistribuzione del reddito o tassazione progressiva, che in questo momento potrebbero essere applicate opportunamente. Si fa appello ininterrotto alla responsabilità individuale (“che ognuno faccia la sua parte”) e non si incentiva alcuna partecipazione di base coordinata e riconosciuta, mentre dall’alto scendono direttive non previamente condivise e quindi tendenzialmente poco seguite dai singoli. Un coro unisono impressionante. Va anche detto che dal basso non salgono proposte elaborate e puntuali: ci sono espressioni estemporanee di un certo ribellismo, ma anche in questo momento che potremmo chiamare estremo, è assente la rigenerante categoria del conflitto, inteso come capacità propositiva. Ma questo mi sembra il problema centrale di diverse democrazie occidentali ormai da un tempo non breve.
Altro elemento ormai duraturo a livello dell’Unione è l’inoperosità del ministero della Salute. Per divergenze con il presidente della Repubblica, sono stati licenziati in tronco due ministri medici, Luiz Henrique Mandetta, in carica da gennaio 2019 ad aprile 2020, e Nelson Teich, nominato da aprile a maggio 2020: dal 15 giugno 2020 al 23 marzo 2021 è stato posto a capo del dicastero un generale in servizio (cioè non della riserva, quindi espressione diretta delle forze armate), che nulla ha fatto. Non ha predisposto l’acquisto di vaccini né di materiale sanitario, coadiuvato in questa omissione dal ministro degli Esteri Ernesto Araujo e da Bolsonaro, che hanno creato ripetute tensioni diplomatiche con Paesi possibili fornitori, in particolare con la Cina, spesso derisa in interventi televisivi del presidente. Il ministro-generale non ha promosso un comitato di crisi federale, convocato solo il 26 marzo 2021 e senza governatori degli Stati e sindaci delle grandi città, le figure istituzionali con maggiore responsabilità decisionale in loco. A livello dell’Unione non c’è nulla, mentre il ministero dell’Economia blocca i trasferimenti di fondi a Stati e Municipi, imposti dal patto federativo in base a parametri predefiniti, e questo crea crisi di liquidità. Bisogna tenere presente che negli Stati federali e confederali, quindi anche in Brasile, molto del potere amministrativo e decisionale è nei livelli decentrati in mano ai governatori eletti direttamente. Diventa quindi di grande importanza il controllo delle risorse attraverso il prelievo fiscale, che va poi ponderato in rapporto ai diversi livelli economici locali in mondo da mantenere compattezza sociale. Non va dimenticato che nel governo in carica da gennaio 2019 vi è una forte presenza di militari con incarichi esecutivi. Ovviamente le forze armate sanno cosa sia una epidemia e come vada gestita. Tanto è vero che già in aprile 2020 il Centro di studi strategici dell’Esercito illustrava sul proprio sito le linee da seguire per ritornare alla normalità. Ma il documento è sparito rapidamente dalla circolazione e le forze armate sono rimaste silenti e hanno accettato il comportamento omissivo del ministro da loro espresso.
In questo contesto gli Stati hanno agito e agiscono attivando al massimo le competenze di cui sono depositari. Si è formato già il 30 marzo 2020 un Comitato scientifico degli Stati del Nordeste, coordinato dal neuroscienziato Miguel Nicolelis e dal fisico ed ex ministro di Scienza e tecnologia Sérgio Rezende, che ha svolto funzione di indirizzo scientifico per i governatori; lo Stato di San Paolo ha un Centro di contingenza formato da medici e ne segue in buona parte le indicazioni. Altre situazioni precipitano, come lo Stato di Amazonas martoriato, nei primi mesi del 2021, dalla mancanza di ossigeno soprattutto nella capitale Manaus che ospita 2,2 milioni di persone, il 57% della popolazione dello Stato. Perché non è stato fatto dal ministero della Salute un piano di rifornimento di ossigeno. Sono piccole cose, ma se non si pensano in tempo utile diventano nodi scorsoi. Gli ospedali di dimensioni maggiori hanno i grandi serbatoi; ma quando il contagio è capillare ci vogliono bombole per raggiungere località disperse e mezzi di trasporto. Solo a fine marzo 2021 è stato autorizzato l’uso a fini sanitari di gas destinato a impiego industriale soprattutto nel settore delle bevande. Generosamente il Venezuela, tormentato dalle prepotenti sanzioni internazionali, ha mandato camion e bombole con la bandiera bolivariana negli Stati amazzonici di confine.
E veniamo ai vaccini: il governo non ha contratti di acquisto internazionali. È vero che, Europa docet, avere contratti non è una garanzia. Ha sottoscritto una quota pari al 10% della popolazione (avrebbe potuto arrivare fino al 50%) con il programma Onu/Organizzazione Mondiale della Salute Covax perché la politica estera dell’attuale esecutivo, di estrema destra e frutto di un cammino non rispettoso della Costituzione iniziato nel 2016, è avverso a Onu e organismi sovranazionali. Durante i governi di centrosinistra in carica dal 2003 al 2016 era stato costruito un percorso di integrazione regionale per America del Sud e Caraibi attraverso la Unasur, l’Unione delle nazioni sudamericane; uno dei punti qualificanti era il coordinamento per gli acquisti di medicinali e materiale sanitario con l’Istituto sudamericano di Governo della Salute (Isags), in modo da avere maggiore forza contrattuale e una migliore circolazione dell’informazione, mentre si organizzava un sistema logistico integrato. L’ondata variamente attivata che ha portato al potere forze di destra e neoliberiste in diversi Paesi dell’America del Sud ha disattivato gli organismi regionali in fase di costruzione, che avrebbero consentito di gestire la pandemia in modo ben diverso.
In questo contesto il rifornimento di vaccini al momento si basa su due consolidati istituti sieroterapici pubblici nazionali: la Fondazione Oswaldo Cruz a Rio de Janeiro (Fiocruz), che ha un accordo di importazione e produzione in loco con AstraZeneca, e l’istituto Butantan a San Paolo, che ha firmato una collaborazione con trasferimento di tecnologia con la cinese Sinovac per produrre il vaccino Coronavac. Butantan ha in fase avanzata di studio e sperimentazione un ulteriore vaccino che ripete l’impostazione dell’immunizzante anti-influenza, cioè con virus completo inattivato, tecnologia molto sperimentata, a basso costo. Attorno alla collaborazione con la Cina, la presidenza della Repubblica ha ritenuto di avanzare riserve ideologiche espresse pubblicamente in modo rozzo, mentre l’Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria (Anvisa) ha rallentato con motivazioni burocratiche l’autorizzazione all’uso emergenziale provocando ritardi dannosi. Non si può non notare che la stessa Anvisa nel corso del 2019 e del 2020 ha autorizzato in modo rapido, quasi automatico, l’impiego di centinaia di biocidi per agricoltura e allevamento per non contrariare il potente gruppo degli agrari. Al momento Stati come Maranhão e Bahia cercano di stabilire contratti diretti per esempio per Sputnik V (già usato in Argentina, Messico e molti altri Paesi).
Non è facile trovare una spiegazione a questa scelta dell’esecutivo federale di agevolare il contagio invece che combatterlo. Si possono indicare due motivazioni che sembrano avere qualche fondamento. La prima è di ordine ideologico. Il gruppo che al momento occupa le stanze del potere ha una visione negazionista, intendendo con questo termine un metodo generale. Si nega l’esistenza, e quindi l’accettazione, di ciò che non combacia con le proprie idee e affermazioni per imporre una concezione e una pratica unica all’insieme di cittadini/e, a discapito di ogni dialettica che dovrebbe essere linfa di un qualsiasi sistema democratico rappresentativo. E infatti come si nega la gravità della pandemia, così si nega l’incidenza deformante del razzismo strutturale nella cultura del Paese, si nega di riconoscere e assumere la lacerazione prodotta dalla dittatura militare e la conseguente necessità di un percorso di giustizia di transizione, si nega l’enormità del debito sociale che l’élite dell’arretratezza ha nei confronti della maggioranza della popolazione. E si potrebbe continuare con altri e numerosi esempi.
La seconda motivazione è politica e si collega alle relazioni internazionali e alla collocazione sulla scena planetaria del Brasile. I governi di centro sinistra in carica dal 2003 al 2016 avevano costruito una politica estera imperniata su tre assi principali: la formazione di uno spazio regionale sudamericano e latinoamericano, istituzionalizzato attraverso organismi amministrativi e reso duraturo con la realizzazione di reti infrastrutturali; una politica attiva di rafforzamento del Brics (sodalizio Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) per promuovere il multilateralismo e contenere l’indirizzo unipolare; un consistente rafforzamento delle relazioni con i Paesi dell’Africa subsahariana non solo in campo economico ma anche, e molto, in ambito culturale. Contro questo progetto il gruppo di potere dominante dal maggio all’agosto 2016 ha agito con devastante determinazione, riallineandosi agli indirizzi statunitensi a discapito degli interessi nazionali. In questa logica si colloca anche l’avversione ad accordi per vaccini con Cina, Russia ed eventualmente Cuba. In particolare nel caso del Butantan e della collaborazione con Sinovac si aggiunge la competizione elettorale per la prossima scadenza presidenziale del 2022 fra l’attuale presidente della Repubblica e il governatore dello Stato di San Paolo João Doria. La miopia diplomatica ha portato nel luglio 2020 il ministero degli Esteri brasiliano a non prendere parte a un incontro promosso dal ministro Wang Yi e coordinato dal Messico con i cancellieri dell’America Latina, in cui è stata anche presentata una significativa linea di credito.
Come si sa la pandemia colpisce in modo socialmente differenziato: in generale i settori più poveri sono più esposti alla malattia e alle malattie perché hanno condizioni abitative, alimentari, culturali e complessivamente economiche peggiori. Anche qui i numeri sono inconfutabili: analizzando i dati del ministero della Salute si rileva che fra i vaccinati i bianchi sono quasi il doppio (38%) rispetto ai non-bianchi (21%). Questi ultimi superano il 50% dell’insieme dei brasiliani. Le popolazioni delle Terre indigene – sul sito della Fondazione nazionale di protezione dell’indio si trova una carta delle Terre indigene, localizzate in prevalenza nel Nord – sono state molto esposte al contagio: la presenza di militari di pattuglia e di operatori di imprese minerarie e forestali illegali ha introdotto e disseminato il virus, mentre missionari evangelicali, di nuovo ammessi in queste aree nonostante le disposizioni (anche costituzionali) contrarie, svolgono un’azione perniciosa di dissuasione dall’assumere vaccini diffondendo false notizie. In particolare molto grave è la conseguenza di mesi e mesi di chiusura delle scuole, dal momento che la comunicazione a distanza favorisce famiglie più ricche e istruite. Cinque milioni di bambini e adolescenti fra i nove e i diciassette anni non hanno accesso a Internet e nulla di sistematico è stato fatto al riguardo. Se da un lato la riapertura delle scuole è necessaria, dall’altro anche le organizzazioni degli insegnanti ritengono che in assenza di condizioni di sicurezza i pericoli di contagio siano eccessivi per tutti gli attori: insegnanti e personale scolastico, alunni e famiglie. E la mobilitazione di professori e professoresse della scuola ha ottenuto qualche risultato per riaprire a condizione di vaccinare e organizzare misure di prevenzione. Il confinamento domestico in situazioni abitative precarie e sovraffollate destabilizza le relazioni interpersonali buttando il maggior peso sulle spalle delle madri sole.
I movimenti sociali si occupano soprattutto di queste vaste fasce di popolazione di fatto abbandonata. Gli aiuti federali di emergenza sono infatti quantitativamente limitati, intermittenti, irraggiungibili per molti. In particolare il Movimento dei lavoratori rurali senza terra (Mst), e il Movimento dei lavoratori senza tetto (Mstt) sono attivi soprattutto nelle periferie delle grandi città con distribuzione di alimenti, materiale igienico e lavoro di informazione e sostegno relazionale. Fondato nel 1984 da João Pedro Stedile partendo dagli Stati del Sud, il Mst è oggi organizzato in 25 Stati della Federazione e ha conquistato terre per circa 350.000 famiglie. Oltre a organizzare varie forme di lotta per il riconoscimento degli insediamenti contadini in aree di latifondo, il Mst svolge un lavoro continuativo di educazione e di costruzione di un’agricoltura familiare ecologicamente equilibrata che ormai ha un livello produttivo significativo anche sul piano commerciale. Il Mtst è nato nel 1997 e opera soprattutto nelle città per il diritto all’abitare. Organizza diversi insediamenti informali su terreni abbandonati o in edifici inutilizzati. Tutto questo in una situazione di grande mancanza di disponibilità finanziaria che viene affrontata con raccolta di fondi, difficile in un momento in cui l’impoverimento è di massa e radicale. A queste due organizzazioni maggiori e presenti in quasi tutto il Paese si affiancano gruppi minori come l’Unione nazionale per l’abitazione popolare (Unmp) che ha la chiara parola d’ordine “senza casa e con fame”, la Campagna sfratto zero in difesa della vita in campagna e in città (Campanha despejo zero) per impedire l’espulsione da edifici occupati o campi periurbani messi a coltura. Con il protrarsi della crisi i cui effetti nel tempo si accumulano, nascono Cucine solidali e il progetto Madri delle favelas (Mães das Favelas). Un lavoro di base materiale e politico che si trova a fare i conti con un aumento di interventi repressivi da parte delle forze dell’ordine. L’attenzione internazionale è in questo momento necessaria: da quasi cinque anni il Brasile è in una situazione di incertezza democratica grave e anche questo è un virus patogeno pericoloso per la Federazione, per il continente e oltre.
(San Paolo, aprile 2021)
Bibliografia e sitografia
R. Antunes, Il privilegio della servitù. Il nuovo proletariato dei servizi nell’era digitale, Punto Rosso, Milano 2020.
R. Antunes, Capitalismo virale. Pandemia e trasformazioni del lavoro, Castelvecchi, Roma 2021.
A. Boito, Riforma e crisi politica in Brasile. I conflitti di classe nei governi del PT, Punto Rosso, Milano 2019.
A. Iamarino, «A real sobre as vacinas», youtube.com,19 maggio 2021.
J. Souza, A elite do atraso. Da escravidão a Lava Jato, Leya, São Paulo 2017.
Indichiamo inoltre alcuni siti e blog interessanti per approfondire il contesto brasiliano.
Anvisa, Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria, gov.br/anvisa.
Brasil 247: è in questo momento forse il blog indipendente più importante, brasil247.com/.
Brasil de Fato: quotidiano on line prossimo all’Mst, segue con molta attenzione i movimenti sociali e territoriali, brasildefato.com.br/.
Campanha despejo zero, Campagna sfratto zero, campanhadespejozero.org/.
Ceeex, Centro di studi strategici dell’Esercito,ebrevistas.eb.mil.br/CEEExAE/index.
ConJur, Consulente legale: accompagna soprattutto le decisioni del potere giudiziario rendendone anche comprensibile il significato e le conseguenze ed è utile dal momento che questo potere condiziona molto il quadro politico, conjur.com.br/.
Comité cientifico do Nordeste (Comitato scientifico del Nord-Est), comitecientifico-ne.com.br.
Covax, Covid-19 Vaccines Global Access: programma promosso da Oms e Onu, who.int/initiatives/act-accelerator/covax.
Fiocruz, Fondazione Oswaldo Cruz, Rio de Janeiro, portal.fiocruz.br/.
Funai, Fondazione nazionale di protezione dell’indio, funai.gov.br/.
Instituto Butantan, butantan.gov.br.
Iser, Istituto di studi religiosi, iser.org.br/.
Isags, Istituto sudamericano di governo della salute, isags-unasul.org/.
Latinoamerica-online. Analisi e approfondimenti sull’America Latina: consente di raggiungere in modo continuativo informazioni sull’America Latina e anche sul Brasile, latinoamerica-online.it/.
Mst, Movimento dei lavoratori rurali senza terra, mst.org.br/.
Mtst, Movimento dei lavoratori senza tetto, mtst.org/.
Mães das Favelas (Madri delle favelas), maesdafavela.com.br/.
The Intercept Brasil: è l’edizione brasiliana della nota testata statunitense, theintercept.com/brasil/.
Unmp, Unione nazionale per l’abitazione popolare, unmp.org.br/.
Unasur, Unione delle nazioni sudamericane, unasursg.org/es.